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L’embargo di Trump minaccia un nuovo «periodo especial»

di Italia-Cuba · 11 Dicembre 2019

La stretta USA sta mettendo seriamente a rischio il sistema sanitario: sempre più medicamenti mancano,

alcuni apparecchi sono inutilizzabili, certe sale operatorie inagibili.

Grazie agli articoli di Roberto Livi i lettori de il manifesto sanno che la situazione economica a Cuba sta rapidamente peggiorando, a causa delle decisioni sempre più drastiche di Trump. Non tutti però forse si rendono conto di quanto dettagliato e minuzioso stia ora diventando l’embargo americano. Settimanalmente dozzine di banche si aggiungono alla lista delle istituzioni finanziarie che rifiutano ogni transazione con Cuba. Ancora più numerose sono le imprese che, per paura delle pesantissime ritorsioni americane, rinunciano ad ogni contatto economico con l’isola caraibica. Contrariamente al passato, ora niente sfugge ormai all’embargo e Cuba è ora praticamente sottoposta ad un blocco navale, che soprattutto quasi annulla le possibilità di ricevere del petrolio. Anche se i cubani rifiutano ancora questa definizione, siamo ormai ad una situazione molto simile a quella dell’infausto «periodo especial», che dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica aveva portato in poco tempo ad un crollo del Pil di quasi il 50%. Da una situazione di modesto, ma generalizzato benessere negli anni ’80, Cuba si era all’inizio degli anni ’90 di colpo ritrovata addirittura a doversi confrontare con la fame. Il disastro toccò anche il sistema sanitario, che pochi anni prima l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva definito come il modello a cui tutti paesi in quello che allora si chiamava il Terzo Mondo avrebbero dovuto ispirarsi. Il sistema si basava, e tuttora si basa, soprattutto sul ruolo del medico di famiglia: ad ognuno di loro vengono attribuite da 1’000 a 1’500 persone, in mezzo alle quali vive, spesso in una casupola, dove si trova anche lo studio medico, talora anche con un’infermiera. Il medico deve regolarmente controllare lo stato di salute di queste persone: se loro non vanno a farsi vedere, sarà lui a doverli cercare e visitare a domicilio. Se il caso lo richiede, in assenza di conflitti di interesse economico tra medici, il paziente passa facilmente al policlinico o al centro specializzato.

È grazie a questo sistema che Cuba ha di gran lunga la più lunga aspettativa di vita dell’America Latina ed una mortalità neonatale che è grosso modo la metà di quella degli Stati Uniti. Durante il «periodo especial» tutto ciò sembrava però essere in pericolo: tanto per fare uno dei tanti esempi, mi ricordo di aver visto come tutti gli apparecchi di radioterapia dell’isola fossero ben presto inutilizzabili, perché ormai non arrivavano più i pezzi di ricambio o addirittura le ditte del blocco sovietico, che li avevano prodotti, erano scomparse. E a causa dell’embargo, la maggioranza delle altre vie erano impraticabili o allora solo a prezzi esorbitanti.

Con alcuni medici fondammo dapprima in Svizzera la Ong Medicuba, che in seguito allargammo al resto dell’Europa e che aveva lo scopo di portare aiuti puntuali e diretti alle istituzioni sanitarie cubane che avevano un problema acuto: un apparecchio difettoso, le autoclavi per la disinfezione rotte, un medicamento essenziale che mancava, il riscaldamento bloccato, eccetera. Sino ad oggi abbiamo apportato aiuti, e negli ultimi anni soprattutto collaborazioni scientifiche, grosso modo per un valore di 15 milioni di Euro, valore che sul posto almeno si decuplica. Attualmente abbiamo in corso un progetto di 1.5 milioni di dollari per equipaggiare l’Istituto Pedro Kourì (Ipk) con gli ultimi ritrovati della tecnologia molecolare per diagnosticare ogni possibile agente infettivo, e ciò nei suoi vari laboratori.

L’Ipk è una struttura fondamentale per il controllo dell’epidemiologia infettiva a Cuba, ma anche per le quasi 80 missioni mediche cubane in altrettanti paesi: proprio per questo in una delle sue tante decisioni, Trump ha proibito a qualsiasi cittadino americano di cooperare con questo istituto.

Medicuba Europa, ora presente con altrettante sezioni nazionali in 14 paesi europei, ha tenuto la sua assemblea annuale il weekend scorso a Milano. Medicuba Europa continuerà la sua cooperazione intellettuale e materiale con molti istituti scientifici, fondamentali per le esportazioni cubane di farmaci biotecnologici, settore di enorme importanza per l’economia dell’isola. Vale forse la pena ricordare che addirittura durante il «periodo especial» Fidel Castro, appassionato di scienze naturali, aveva garantito i finanziamenti alla ricerca, che ha anche perciò raggiunto livelli paragonabili ai nostri. Ma purtroppo l’embargo americano sempre più asfissiante sta già provocando grossi problemi nel settore sanitario: sempre più medicamenti mancano, alcuni apparecchi sono inutilizzabili, certe sale operatorie inagibili. Al di là dei progetti scientifici, Medicuba Europa ha quindi deciso di ritornare alle origini, aumentando di molto i progetti di donazioni puntuali che possano alleviare ciò che ora manca e soprattutto mancherà nelle strutture mediche. Ne va di un sistema sanitario quasi ideale, di cui ne approfittano non solo i cubani, ma grazie alle missioni mediche cubane milioni di altre persone nei paesi più poveri.

di Franco Cavalli (Presidente di mediCuba)

 

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